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Questa è la storia di un gruppo di giovani amici sullo sfondo del travagliato decennio degli anni Novanta in Jugoslavia, paese risvegliatosi amaramente dai suoi sogni di libertà e squassato dalla guerra civile. È la storia del loro amarsi e scontrarsi, delle loro speranze e della loro disillusione. Insieme, è la storia di una città, Belgrado, elevata al ruolo di "personaggio". E infine è la storia di un incubo: su una fine millennio all'insegna dello sfacelo con il paese ostaggio di un nuovo Tarquinio il Superbo, nome dietro il quale si nasconde la sprezzante follia di Milosevic - e sull'avvicinarsi di un nuovo Millennio all'insegna dei dubbi e delle incognite. Pistalo affida ai brevi capitoli del suo romanzo l'asprezza della realtà serba di quegli anni - il mondo e la guerra visti dalla parte dei perdenti - ma lascia che sia Io sguardo poetico di Milan (uno dei protagonisti e voce narrante del racconto) a svelarcela pagina dopo pagina: nelle conversazioni con gli amici di sempre, percorse dai fremiti dello scontento e del disinganno; nei rapidi squarci di vita cittadina con cui trasmette al lettore il senso straniante e surreale di una realtà posticcia, condizionata dalla propaganda televisiva; nel dipanarsi dei destini individuali di Zora, Irina, Boris e Bane verso direzioni impreviste, ma tutte ispirate a un'incontenibile necessità di fuga.